Vai al contenuto

Come nasce il cuore d'Oro di madre Natura

Questo racconto nasce dalla sete e dal prurito.

Una mattina qualunque mi son ritrovata ad avere sete. Tra la preparazione della colazione, una pulita al nasino del mio piccolo e una maglietta infilata alla sorella, ho preso un bicchiere d’acqua e l’ho bevuto. Dopo un po’ ne ho preso un altro. Porto il grande alla materna, torno a casa e mi scolo una bottiglietta da mezzo litro.

Mi sono ritrovata ad avere una di quelle sete, che non si placa neanche se bevi una bottiglia da un litro tutta d’un fiato ti senti meglio. Però non avendo altri sintomi, ed essendo distratta dalla vita familiare, ho pensato fosse colpa del caldo. Ho passato giorni a bere senza capire perché non mi sentivo dissetata neanche per pochi minuti.

Dopo qualche giorno, così com’è arrivata, la sete è svanita, ma è iniziato il prurito. Non era una prurigine in un punto definito. Affiorava un pezzetto qua ed uno là, ma il grattare alleviava solo un istante la sensazione che arrivava dal profondo, per poi riaffiorare da un’altra parte.

Un giorno mi sono svegliata ed avevo sete e prurito, ma già sapevo, per averli riconosciuti nella loro tipologia, che non li avrei placati con i gesti consueti.

Così d’istinto presi penna e quaderno e buttai giù di getto una paginetta in cui descrivevo in modo generico la storia di un cacciatore molto bravo che finisce per trovare altro al posto della sua preda.

Solo quando staccai la penna dal foglio mi accorsi che avevo il sorriso sulle labbra. Rimasi qualche istante immobile, guardando quelle righe blu sul foglio a quadretti. Mi sentivo come una bimba che aveva fatto un bel disegno, ma prima di poterlo far vedere alla mamma doveva colorarlo.

Passai la giornata col pensiero beato di quel raccontino da colorare.

All’ora della merenda portai i miei bimbi al parco e gli raccontai la storia. Loro amavano le mie favole e i commenti che facevano mi davano lo spunto per dare corpo ai personaggi ed aggiungere particolari alla vicenda.

Ecco il colore che cercavo. Scegliemmo insieme il nome del cacciatore e decidemmo che doveva avere un nipote di nome Michele. Non sapevo ancora cosa farci con quel personaggio, ma per ora stava lì e non era d’impiccio.

– Il cervo aveva un nome? –

– Certo, si chiama “Cervo” -, disse la mia piccola.

Le risposte dei bambini sono talmente semplici dal fornirti un intero arcobaleno in men che non si dica.

A voi è piaciuta questa mia favola?

Gli avreste dato un finale diverso?

Libro attualmente  non disponibile.

Se avete piacere lasciate un commento o scrivetemi un messaggio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *