Un amico fedele.
Da ragazza ero una normale divoratrice di libri. Il mio genere preferito era, ed è tuttora, il Fantasy. A quei tempi non c’era ancora internet, ma l’accesso ai libri era facilitato dai molti professori di scuola che li prestavano, dalle librerie e dalle Biblioteche dove c’erano, e dai parenti illuminati che invece del solito gioco portavano pacchetti con tesori inaspettati per quei tempi.
Fu proprio in un Natale diverso dal solito per tanti motivi che non sto qui ad elencarvi, che mi venne fatto un regalo che accese ancor di più la mia già fervida fantasia. I miei occhi si accesero di curiosità quando, nell’attesa adrenalinica dell’apertura dei regali, mi consegnarono un pacco pesantissimo che a mala pena entrava nelle mie braccia.
Lo appoggiai sull’enorme divano dello zio e iniziai a slacciare i nodi del fiocco che impreziosiva la colorata carta natalizia. Mentre toglievo con attenzione lo scotch laterale del pacco e ne sbirciavo con eccitazione il contenuto, apparve tra le mie mani una lucida copertina nera, le scritte bianche e dei simboli che non conoscevo: Era un librone che pesava quasi più di me. 22x 31 cm, 372 pagine di cui già pregustavo il sapore.
“Il manuale dei luoghi Fantastici” è una geniale guida per visitare in modo reale, con tanto di precauzioni per il viaggio, una miriade di luoghi d’incanto che geni della letteratura di tutto il mondo hanno partorito dalle loro menti eccelse.
Al contrario di molti altri, non fu uno di quei tomi con cui persi il sonno, ma rimase un fedele amico da consultare nei momenti particolari in cui avevo bisogno di quel tipo di stimolo per viaggiare. 1200 voci di luoghi sconosciuti tra cui perdermi scoprendo parti di me che non conoscevo.
Da questo libro arrivarono le idee per diversi dei miei racconti, alcuni pubblicati ed altri solo appuntati nei miei quaderni che aspettano solo di esser esplorati in modo più approfondito. “Il Paese di Xerolandia”, “Le Fantastiche avventure di Vencio” e “M.A.G.I.A.” ne sono un esempio. Del primo ne spiego i retroscena nell’articolo intitolato “E in Italia?”. Il secondo non è ancora stato pubblicato.