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Cara mamma, 
ti perdono per tutte le tue debolezze, per le tue paure, per le insicurezze, per le cose che non hai avuto la forza di dirmi, per non avermi capita, per non aver saputo difendermi perché neanche tu hai saputo farlo.
Ma… ti ringrazio per avermi protetta quando hai avuto il coraggio di farlo, ti ringrazio per avermi raccontato le tue sofferenze e la tua infanzia, perché ora sono le mie radici. Ti ringrazio per avermi trasmesso l’amore, per avermi mostrato che si può amare oltre le differenze, per avermi fatto capire cosa avrei voluto e cosa non avrei voluto essere.
Mi perdono per non averti saputa comprendere davvero, per essere stata una ribelle, per non aver soddisfatto il tuo ideale di figlia, per non esser potuta essere la figlia che avresti voluto essere tu.
 
Cara nonna,
ti perdono per non esserci stata, per esser morta prima che io e la mia mamma potessimo conoscerti, per non avermi trasmesso la sapienza antica di cui avrei avuto bisogno, per non avermi raccontato le fiabe prima di addormentarmi, per non avermi mostrato la magia dei luoghi dove sei cresciuta.
Ti ringrazio per aver messo al mondo mia madre, per avermi comunque lasciato un eredità nascosta nel DNA, che decifrerò e riporterò alla luce ascoltandomi.
Cara figlia,
ti perdono per non aver subito compreso ciò che volevo trasmetterti, per esser stata una testona, per esser cresciuta troppo in fretta e per aver disprezzato per un bel po’, quel che avevo da offrirti.
Ma… mi perdono per non averti dato tutto quello di cui avresti avuto bisogno, di non averti compresa fino in fondo, di averti messa al mondo in una famiglia difficile, di non averti saputo scegliere un padre che decidesse di esserlo.
 
Cara nipote,
ti auguro con tutto il cuore che un giorno tu possa scrivere, sentendole nel tuo più profondo, le parole che leggerai in queste righe. Il perdono è un processo lungo, ma meraviglioso che guarisce le tue cellule, arrivando pian piano a influenzare quelle di tutta la genealogia.
Queste mie parole fanno parte di un lavoro di guarigione della nostra discendenza femminile. Sono sicura, infatti, che non sia un caso che la prima bimba di mia figlia, sia nata femmina, perché si era accumulato troppo dolore nella nostra stirpe ed io, una volta compreso, sto facendo del tutto per alleggerire il carico alle generazioni che verranno dopo di me.
Questo perché siamo tutte responsabili delle nostre azioni, ma non colpevoli perché abbiamo agito senza la vera coscienza di quel che stavamo facendo. 
 
Giorni come questi ci mettono di fronte, quasi obbligandoci a inciderle nero su bianco, le nostre scelte, chi siamo, chi saremmo volute (o dovute, per una certa società) essere, spingendoci a fare una sorta di ricapitolazione ed esame della propria vita.
Abbiamo permesso, e lo stiamo continuando a fare, che la società ci mettesse sulle spalle etichette e divisioni a non finire.
Sembra che senza un’identificazione sempre più precisa, atta a farci sentire migliori o peggiori, belli o brutti, grandi o piccoli, non riusciamo a stare, non riusciamo a sentirci qualcuno. Se non lo fai devi (almeno in apparenza) pagare un prezzo altissimo. Le critiche, i giudizi, i consigli non richiesti, i confronti con i familiari, con persone conosciute o meno, arrivano come un fiume in piena travolgendoci e lasciandoci senza fiato. Tutto questo aggiunto alle responsabilità di cui noi stessi ci carichiamo, volontariamente o meno.
Quante gabbie abbiamo accettato, per i motivi più disparati?
Tra le cadute, i ruzzoloni, i picchi e le valli, i fondi e le vette raggiunti, si arriva a capire che sono tutte scelte. Consciamente o meno, si sceglie di fare o non fare, di scendere a compromessi o rischiare il tutto per tutto, di accettare o meno le critiche e i giudizi.
Ecco, in tutto ciò, come madre, donna ed essere umano senziente, ho scelto la libertà.
Libertà di sbagliare senza sentirmi in colpa, libertà di fare del mio meglio anche se non basta, libertà di dare col massimo amore ciò che sento e non ciò che devo, libertà di decidere ogni giorno come reagire a tutto ciò che arriva senza pagare debiti che non sento.
Continuerò ad ascoltare ogni cosa, ma alla fine dei giochi, tutti noi, dovremo rendere conto solo a NOI stessi, alla PACHAMAMA e all’UNIVERSO. Per questo ho deciso che saranno gli unici giudici da cui accetterò verdetti.
Da Figlia prima, poi Mamma, Tata e ormai anche felicissima Nonna, auguro una stupenda FESTA DELLA MAMMA a tutti.
Con tutto l’amore possibile di mamma, figlia, nonna, nipote, ma soprattutto donna.
Gina

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