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Il femminino sacro e il vero femminismo.

Fin dall’origine dei tempi il maschile e il femminile, lo yin e lo yang, la forza e l’accoglienza, o comunque si voglia indicarli, hanno avuto ruoli fondamentali nello sviluppo di ogni specie sul pianeta. La dualità giorno/notte, bianco/nero, bene/male, e se ne potrebbero enumerare a decine, fa parte di questa realtà dall’origine dei tempi e, nonostante quanto ci è stato inculcato dalla società moderna, una non può esistere senza l’altra ed entrambe contribuiscono all’evoluzione e al progresso fisico e spirituale.

In particolare, per quanto riguarda il genere umano, le due forze sacre che maggiormente hanno contribuito nella diffusione della specie animale cui apparteniamo, sono state chiamate MASCHILE e FEMMINILE. Forze che sono molto simili e molto diverse nello stesso tempo, complementari, complici ed essenziali l’uno all’altra.

In modo molto generico e molto poco esaustivo, potremmo dire che il maschile è caratterizzato maggiormente da forza, coraggio, rispetto, potere, fratellanza, protezione, amore e determinazione, mentre il femminile mostra soprattutto accoglienza, intuito profondo, accettazione, perdono, il dar luce a nuova vita e nuove idee.

Checché se ne dica, entrambe, con tutte le peculiarità e le variabili, sono presenti in tutti noi in diversa misura, dandoci il modo di superare ogni situazione che la vita ci pone sul nostro cammino. Ogni maschile ha bisogno di riscoprire il femminile che è in lui, altrimenti diventa violento. Ogni femminile ha bisogno di trovare la parte maschile per non diventare arida.

Da qui si comprende come, fin dal sorgere del mondo, entrambi sono indispensabili per una società equilibrata e, soprattutto, sana. E così fu durante le prime ere dell’esistenza umana. In quei periodi maschile e femminile collaboravano, occupandosi di aspetti complementari della vita, facendola progredire in modo naturale, pacifico e armonico finché, pian piano, per una moltitudine di cause, entrambi hanno perso la propria sacralità divenendo gli strumenti degli istinti più bassi e bestiali che una qualsiasi specie abbia mai potuto perpetrare.

Lentamente, ma progressivamente, il maschile ha preso il sopravvento sul femminile, diventando maschilista e schiacciando, deridendo, demonizzando, schiavizzando, il ruolo della controparte, in modo che perfino le stesse donne hanno perso la propria identità e si sono spesso convinte della correttezza di ciò che vivono, arrivando a difenderlo con tutte le forze. Per questo si è potuti arrivare a cotanta violenza, non solo verso il femminile in generale, ma anche verso ogni forma di diversità e di aspetto della vita. Dai rapporti familiari all’agricoltura, tutto è stato svolto con arroganza e prepotenza. Il genere, che si autodefinisce umano, ha deciso arbitrariamente di essere il padrone di qualcosa di immensamente più grande di lui: il pianeta che lo ospita e di tutti i suoi abitanti. Non possiamo dimenticare che per molti secoli è arrivato perfino a pensare di esserlo dell’intero universo. Per questo è stato possibile stravolgere i valori della famiglia e della stessa vita, rigirandoli come un calzino al rovescio dove tutto è simile ma nulla è davvero come dovrebbe essere.

Molti pensano che a perderci maggiormente sia stato il femminile. Da tanti punti di vista potrei essere d’accordo, perché è innegabile la violenza fisica e mentale che la donna, fin dalla più tenera età, ha dovuto sopportare da moltissimo, troppo tempo. Talmente tanto che esse stesse hanno dovuto fare una fatica enorme per ricordare e riscoprire la propria identità, e ancora enorme è il lavoro che va fatto, con tutte le distorsioni che la cosiddetta new-age compie in ogni aspetto della società, buttando fumo negli occhi e riuscendo a confondere, a volte, anche chi ha la spinta interiore più forte, tanto che molte delle correnti femministe dello scorso secolo e di quello odierno, assomigliano più a un maschilismo al femminile che e a un vero femminismo.

Nonostante ciò, non meno ha perso il maschile, che si è ritrovato spoglio della sua sacralità e ha cercato di riempire quel vuoto con la rabbia, la sopraffazione, la paura e il controllo. Creando il mondo-del-più-forte, invece di rispetto, si è ritrovato tra le mani la paura. Invece di amore, perfino in famiglia, si è circondato di schiavi. A nulla è valso tutto il suo riempirsi di orgoglio, di ego diremmo noi ora, del possesso fisico di sempre più cose (dove tra di esse si possono elencare anche le persone, in teoria, più care). Tutto ciò gli ha dato la parvenza di benessere, ma è stato solo come il nascondere la testa sotto la sabbia, perché nel profondo ha sempre sentito il vuoto di una grande mancanza.

Per questo si è potuto diffondere il consumismo, la fame insaziabile e gli altri mali della nostra società, che sono il sintomo lampante dell’enorme vuoto lasciato da questo sistema di vita. Anche se, infatti, il progresso in apparenza ci ha fatto conquistare (ad almeno una fetta della popolazione) un benessere mai visto in altri secoli, in realtà esso è solo illusorio. Prima o dopo, molti si stanno accorgendo che non è di altri oggetti che hanno bisogno. Non è continuando a comprare che arrivano a quel benessere tanto agognato, iniziando a riscoprire e ad ascoltare quella vocina flebile che urla dentro noi stessi e indica la via del vero star bene.

In questo ambito è incluso il vero femminismo. Il femminismo è inclusivo per tutti. Non è la lotta contro i maschi, ma il pretendere pari diritti nella vita in ogni ambito. Non è la donna al di sopra dell’uomo, ma la mutua condivisione di diritti e doveri nella famiglia come al lavoro, nello sport come nei rapporti umani di ogni genere. Da ciò si comprende come basterebbe usare nella società il merito come parametro di giudizio, invece del sesso, del colore della pelle o altro.

Potete scoprire gli altri articoli della rivista White moon qui:

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