"I gatti della luna" e la lunaria.
Una nuova collaborazione è nata. Dal 9 settembre 2021 ho iniziato a curare una rubrica sulla radio web “Radio Crimy”, in cui si parlerà di benessere, di valori umani, di rispetto per la vita e di arte. Quì troverete i miei interventi scritti, ma se volete ascoltare la mia voce e gli altri argomenti curati dalla gentilissima Cristina Tagliente, cliccate sul link in fondo alla pagina.
Benvenuti a Radio Creamy con la prima puntata della rubrica “erbe, strane storie e benessere”!
Io sono Gina Marcantonini, tata, sognatrice e scrittrice di libri per bambini. Quest’oggi inizierò questa bella collaborazione in cui vi parlerò di favole, di magia, dell’energia che ci collega tutti, dell’amore verso questo meraviglioso pianeta e di come, con il giusto rispetto, si potrebbe continuare a goderne per l’eternità.
Come mamma prima e tata poi, ho scelto di educare i bimbi che ho cresciuto con l’esempio che possono dare personaggi in cui loro possano identificarsi, invece che con l’imposizione.
Ecco, quindi, che vi presento una delle loro favole preferite “I gatti della luna”, tratta dalla mia raccolta “Fiabe sonnacchiose”, per poi collegarlo a un’erba a me molto cara: la lunaria.
Tanto tempo fa, in un paese lontano, c’era una città, dove la gente non amava affatto i gatti.
Tutti li evitavano e pensavano fossero antipatici, a causa di quell’atteggiamento di apparente superiorità che, a volte, mostravano con quel loro continuo leccarsi e guardarsi intorno in modo sospettoso.
«Chi si credevano di essere?» pensava la gente.
A furia di essere allontanati e cacciati, i mici avevano imparato a evitare le persone, le cercavano soltanto per chiedere cibo. Tale aspetto non fece altro che aumentare i brutti giudizi sui felini.
Tutti la pensavano così, tranne una bambina dai ricci capelli, che invece credeva fossero molto simpatici.
«Non è vero» disse un giorno la piccola Gaia alla mamma. «Secondo me sono molto puliti ed eleganti, e adoro quando si fanno le coccole strusciandosi l’un l’altro.»
Il suo preferito era un micio bianco come la luna. A volte lo vedeva aggirarsi nel parco giochi vicino casa e il loro era un incontro di sguardi e carezze. Gaia avrebbe passato ore ad ammirarlo mentre, come un vero atleta, saltava da un muretto all’altro o si puliva ciuffo per ciuffo il suo stupendo e candido pelo. Spesso poi, quando si accorgeva di essere osservato, le si avvicinava con le sue movenze sinuose e la coda all’insù, in cerca di qualche coccola.
Un giorno, di buon mattino, venne indetta una riunione del “Consiglio dei gatti” per parlare della situazione sempre meno accettabile e per trovare un modo per avere una vita migliore.
Si riunirono, in una sera di luna piena, nella radura di un parco cittadino e iniziarono a discutere sul da farsi.
«Non se ne può più!» iniziò a dire un micio grigio perla.
«Ci siamo ridotti a elemosinare cibo o a cercarlo nei cassonetti, neanche fossimo topi!» disse un altro micio dal pelo rossiccio. «Dovremmo poter tornare a cacciare come ai vecchi tempi.»
«Sì, è come! Se i topi e le altre nostre prede non esistessero più?» chiese un gatto in fondo al gruppo.
«È vero, gli uomini le hanno sterminate tutte con quella loro robaccia, perché le ritenevano dannose.» Rispose un altro micio.
«E ora ritengono dannosi anche noi.» sospirò il “gatto bianco come la luna”.
«Com’era bello quando potevamo cacciare topi e le altre prede che Madre Natura ci forniva in modo generoso! Com’era dolce, quando uomini, grandi e piccini, ci facevano i grattini per ringraziarci del nostro buon lavoro e a volte dividevano con noi poltrone e cuscini, per un rilassante riposino.» aggiunse.
«Hai ragione, era bello», rispose il gatto dal pelo rossiccio. «Ma è inutile perdersi nei ricordi passati. Ci vuole un piano per il presente! Se proprio non gli piacciamo più, andiamo via!»
«Sì!»
«Sì!»
«Sì!»
Arrivarono molte voci.
«Dove potremmo andare, se non abbiamo più una nostra casa?» venne chiesto da un punto non ben definito della radura.
«Ce la troveremo da noi. Basta aver fiducia.» insisté il gatto dal pelo rossiccio.
«Va bene, ma dove?» chiesero ancora in molti.
«Lassù…» sospirò di nuovo il “gatto bianco come la luna”, mentre continuava a fissare l’amato satellite come se ne fosse ipnotizzato.
Un coro di sguardi interrogativi, ricchi di curiosità e speranza, arrivò da molti punti della radura, pensando a quella nuova possibilità, lasciandosi contagiare dalla sua energia.
«Quando ero cucciolo, un vecchio saggio gatto, mi raccontò che proveniamo da lì» disse indicando la luna. «Siamo venuti su questo pianeta usando la forza del pensiero, perché avevano bisogno di noi. Ora basterà tornare a casa.» raccontò il “gatto bianco come la luna”. «Anche se non tutti ci odiano», aggiunse poi quasi sussurrando, mentre ripensava alla bimba che lo guardava con dolcezza e ammirazione.
«Come fai ad avere la certezza che questa non sia solo una leggenda?» gli fu chiesto.
«Come fai invece tu a dubitare, quando tutti ci perdiamo con sguardo nostalgico a osservarla?» Rispose.
«Va bene, allora è deciso.» Si fece avanti con fare sicuro un micio dal manto tigrato.
«Partiremo per la prossima luna piena. Non dimenticate: l’appuntamento è qui. Vedrete, tutti insieme ce la faremo!»
Un coro affermativo si alzò da molti punti del prato.
Nel giorno stabilito, ogni gatto della città si strinse agli altri. Fissavano tutti insieme con passione la grande luna piena che regnava maestosa nel cielo, esprimendo il desiderio di tornare a casa.
A poco, a poco, una luce argentea li avvolse e li sollevò trasportandoli delicatamente sull’adorato satellite. Nessuno in città si accorse dell’avvenimento tranne la bimba ricciolina che, addormentata nel suo lettino, sognò il gatto “bianco come la luna” che la salutava con sguardo dolce. Una lacrima calda scese lungo la sua guancia rosata.
La mattina successiva, non appena si svegliò, la bimba corse in giardino sperando di aver solo sognato. Quando però non vide il suo amico, pianse e pianse ancora. Singhiozzò talmente tanto che nessuno poteva riuscire a consolarla.
La sera, come al solito prima di andare a dormire, si mise sul davanzale della finestra con la speranza di scorgere le sinuose figure dei gatti. Purtroppo non vide nulla.
Mentre le lacrime tornavano a scendere dai dolci occhioni tristi, qualcosa in alto nel cielo attirò la sua attenzione.
Una grande luna piena sembrava osservarla e chiamarla.
Come rapita da ciò che vedeva, la bambina ricambiava lo sguardo e, seguendo lo scorrere dei suoi sentimenti, notò che la luna era diversa da come la ricordava: aveva due orecchie piegate in avanti, un nasino a cuoricino e due occhioni tondi e azzurri, che conosceva molto bene.
Era il suo amico, che non l’aveva dimenticata e che da lassù le trasmetteva il suo affetto.
Il desiderio dei due amici di incontrarsi era così forte, che la luna, non poté rimanere indifferente. In uno slancio d’amore, diede il permesso al gattino di scendere a giocare con la bimba nelle notti di luna piena.
Da quel giorno, ogni quaranta giorni, i due amici passarono insieme ore indimenticabili.
—
Se volete altre favole come questa, non vi resta che leggere il mio libro, ma vi svelo prima un paio di segreti.
Sapete, ad esempio, che mentre scrivevo questa storia, avevo in mente il mio gattino Minik? Era un micione grigio perla dalla testa tonda come la luna che, nelle notti di luna piena, passava ore ad ammirarla. Sapete, inoltre, che le sue orecchie avevano la stessa forma dei frutti della Lunaria?
Per questo qualche settimana fa, quando l’ho rivista nella campagna viterbese, ho pensato a lui. La Lunaria è una pianta biennale, dai fiorellini con 4 petali che variano dal rosa acceso al bianco, raccolti in mazzolini, e foglie di un verde brillante. In Europa si usa soprattutto per scopi ornamentali, ma ha anche numerose proprietà fitoterapiche e culinarie perché, ad esempio, è molto ricca di Vit. C e acido nervonico, contenuto anche nel latte materno umano, e per questo viene usata per integrarlo nei nati prematuri.
Ciò che invece gli ha fatto dare il nome di Erba Luna o Lunaria, sono i grandi frutti, piatti e di forma ellittica, che quando si seccano assumono il caratteristico color bianco argentato tipico del nostro satellite. Molti raccolgono alcuni rami da mettere in un vaso e abbellire la casa. Mi raccomando di non raccoglierne mai più del necessario e di dire una parola gentile alla pianta. Ricordiamoci che tutto è energia, anche i nostri pensieri, e che le piante sono esseri molto sensibili.
Quando poi gli argentei frutti inizieranno a perdere i preziosi semini, per favore non buttateli! Hanno un grande valore in cucina per il loro sapore speziato e leggermente piccante, che hanno una volta pestati e usati come aroma sui piatti tradizionali.
Non a caso, secondo vecchie credenze, si pensava che questa pianta fosse la preferita dalla luna, che quando l’astro non era visibile in cielo, gli umani potevano osservare e pensare a lei.
Allora che ne dite, vi è piaciuta questa rubrica? Se volete saperne ancora, continuate a seguire radio Creamy! Inoltre per scoprire gli altri miei racconti e curiosità, venitemi a cercare sulle pagine di facebook e istagram Volare sulle ali di un libro.
Ciao ciao!
P.s. se volete ascoltare la mia voce, questo è il link della puntata:
https://anchor.fm/il-mondo-di-crimy-art/episodes/Cinquanta-sfumature-di-Donna-e172kp
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