Come nasce "La scomparsa del signor Nitaro"
Allora, devo dirvi la verità: I Gialli non sono proprio il mio genere preferito.
Però con i miei bimbi un giorno è arrivata l’idea di cercare di copiare per gioco lo stile di un vecchio telefilm che guardavamo insieme: La Signora in Giallo.
Chi ricorda quella serie in cui una scrittrice di gialli capitava, fatalità sempre nei luoghi dove avveniva qualche misterioso delitto che, sempre fatalità risolveva lei perché le autorità erano alquanto inaffidabili?
Si potrebbe quasi dire che li attirasse, tanto che con delle amiche un giorno uscì la battuta “Se un giorno la dovessi incontrare, cambio strada…”
Vabbè, battutine a parte, “Che ci vuole” ci siamo detti.
Avevamo notato che in tutte le sue storie c’erano delle costanti, così avevamo iniziato a prendere appunti. Sembrava dovessimo scrivere un volume di mille pagine per quanti erano i dettagli che avevamo stilato. Ero perfino andata nella biblioteca della città vicina per fare ricerche sui veleni e sulle armi più usate negli assassini.
Forse qualcuno di voi sa che ci sono veleni che non lasciano traccia nell’autopsia perché si degradano molto velocemente, oppure che ci sono armi la cui impronta può esser camuffata in modo da non essere riconosciuta.
Insomma, avevamo tanto di quel materiale che, o scrivevamo un librone o diventavamo assassini perfetti .
Quando però ci siamo cimentati nell’iniziare a raccontare, dopo aver scelto il luogo del delitto e il protagonista, ci accorgemmo che non era affatto semplice tirar fuori un’idea che assomigliasse anche solo vagamente allo stile della famosa autrice.
Un giorno ci trovammo in piazza e assistemmo all’atteggiamento da “superiori” che avevano alcuni componenti delle nostre forze dell’ordine per il solo fatto di indossare una divisa. Era facile sentirsi importanti in un paese così piccolo, vero? Tutti che ti rivolgono il saluto e ti danno del lei, magari con la speranza malnascosta di favori d’ordine secondario in futuro.
Così ci venne l’idea che si sarebbero meritati una lezione, ma siccome nella vita reale non era possibile, pensammo che nella nostra fantasia esisteva solo quello che volevamo noi, e così facemmo.
Creammo un raccontino rocambolesco e divertente, in cui le forze dell’ordine ricevono una piccola lezioncina, insomma non ci facevano esattamente una bella figura. Aggiungemmo un finale a sorpresa che si ricollega a una delle favole che avevamo creato negli anni ed il gioco fu fatto.
Certo, non era minimamente paragonabile allo stile della grande autrice, ma a noi piaceva e in quel momento non c’era nulla di più importante.
E tu che esperienze hai avuto con le forze dell’ordine locali?
Logicamente molti fanno un lavoro encomiabile con vera abnegazione, ma secondo te ce ne sono alcuni che meriterebbero una lezione?
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